Dante Alighieri e Federico II


© Fabrizio Mandorlini

Partiamo dalla fine. Da Dante Alighieri.
Scrisse nel tredicesimo canto dell’Inferno: 
Io son colui che tenni ambo le chiavi
del Cor di Federigo, e che le volsi,
serrando e disserrando, sì soavi
che dal secreto suo quasi ogn’uom tolsi:
fede portai al glorioso offizio,
tanto ch’i ne perde’ li sonni e’ polsi.

Dante si riferiva a Pier delle Vigne, giurista, dettatore in latino e rimatore volgare, protonotaro alla corte di Federico II, il più autorevole tra i consiglieri dell’imperatore. Accusato di tradimento nel 1248, venne gettato in carcere e accecato. Incerto il luogo della sua morte nel 1249, secondo alcuni storici avvenne per una caduta, dentro la torre di Federico dove era stato rinchiuso.
La posizione strategica della torre ha consentito, in epoca medievale, di porre un controllo sul transito tra Firenze e Pisa. Le caratteristiche della struttura indicano la probabile partecipazione alla costruzione di maestranze normanne. San Miniato, di fazione ghibellina, conobbe il suo periodo d’oro con Federico II di Svevia da cui ottenne numerosi privilegi. Egli, tra il 1217 e il 1223, fece costruire la torre sul punto più alto della rocca a completamento delle opere difensive già intraprese da Ottone I, incaricando a sovrintendere alla sua edificazione il cancelliere imperiale Corrado da Spira. Essa, insieme alla Torre di Matilde, attuale campanile della Cattedrale, e alla torre delle Cornacchie (abbattuta nel XVIII secolo) erano i fulcri della fortificazioni della città.
Ce lo indicano alcuni dipinti:la veduta di San Miniato in un affresco contenuto nei corridoi vaticani e un particolare della pala d’altare realizzata dallo Sprangher che si trova nella chiesa di San Francesco. Da escludere sulla base di recenti studi che la «Città del mare» di Ambrogio Lorenzetti, conservata nella pinacoteca di Siena riproduca la San Miniato medievale.
Se Ottone I di Sassonia, nel 962 aveva fondato la sede dei vicari imperiali con giurisdizione su tutta la Toscana a San Miniato, Federico II di Svevia destinò il suo castello alla raccolta dei tributi per l’Italia centrale. In tanti vi soggiornarono e vi risiedettero: Federico Barbarossa dal 1167 al 1178, Enrico IV nel 1184, 1186 e 1194, Ottone IV nel 1209.
La torre, come coronamento e potenziamento della rocca, fu realizzata per rafforzare il complesso difensivo del cassero.  I ritardi nel suo completamento fecero irare l’imperatore che distrusse tutte le torri delle famiglie della città.
Dal secolo XII, San Miniato cominciò a reggersi con magistrati propri e fu coinvolta nelle lotte esplose fra le varie città; crollata la potenza di Pisa ghibellina, a cui San Miniato si era appoggiata, i sanminiatesi furono in seguito sottomessi da Carlo D'Angiò da cui si ribellarono entrando a far parte della Lega Guelfa (1291), fino a quando non vennero assorbiti dalla Repubblica Fiorentina. Ribellatisi a quest’ultima, subirono dalla stessa due assedi (nel 1370 e nel 1396) ed un terzo, nel 1530, da parte degli Spagnoli; questi ultimi occuparono la città il primo febbraio 1530 e ne furono ricacciati il 1primo novembre dello stesso anno da Francesco Ferrucci. Alla caduta di Carlo V, San Miniato venne sottomessa dal Duca Alessandro De' Medici ed entrò a far parte del governo granducale, sotto il quale, con la potente famiglia dei Grifoni, divenne una delle più importanti città della Toscana medicea.
La città, il cui nucleo originario risale all’VIII secolo, quando diciassette longobardi edificarono una chiesa dedicata al martire Miniato, fu conosciuta dunque come San Miniato al Tedesco. Sarà di nuovo una tedesca, Maria Maddalena d’Austria, moglie di Cosimo dei Medici, a privilegiare San Miniato, facendone la sede vescovile. Una grande statua marmorea a lei dedicata fu distrutta a fine Settecento dai giacobini durante la Rivoluzione Francese.