La Diocesi di San Miniato e i suoi vescovi


© Fabrizio Mandorlini
La diocesi di San Miniato nacque il 5 dicembre 1622 costituita da un territorio prima appartenente alla diocesi di Lucca. Con la bolla “Pro Excellenti” Gregorio XV ne elenca i motivi che ne consigliano l’istituzione, si dilunga sui “meriti” storici della città, che, tra l’altro, aveva dato origine alla famiglia dei “Borromeo”. La città di San Miniato, per il suo nobile passato, la vivacità culturale, i suoi edifici sacri, la bella e ampia pieve, venne riconosciuta come centro naturale e sede vescovile. La comunità diocesana ha conservato e conserva tuttora le sue particolari caratteristiche che, nel culto della tradizione e nel modo di vivere la fede, la differenziano dalle altre diocesi toscana e ne costituiscono la sua personalità inconfondibile, a costruire la quale hanno contribuito la sensibilità religiosa dei popoli e l’opera instancabile dei vescovi.
Ferma sostenitrice presso la Santa Sede ne fu la gran duchessa di  Toscana, Maria Maddalena d’Austria, vedova di Cosimo II, governatrice del vicariato di San Miniato. La storia della diocesi si caratterizza per un iniziale fervore organizzativo, che vede i vescovi determinati nel creare dal nuovo una struttura articolata e complessa. Si spiega così l’immagine che contraddistingue i primi pastori, da mons. Francesco Nori (1624-1631),  il primo vescovo, ad Alessandro Strozzi (1632-1648), da Angelo Pichi (1648-1653) fino a Carlo Visdomini Cortigiani (1683-1702), tutti impegnati a percorrere il territorio per conoscerlo, istituire uffici, convocare sinodi, far nascere il seminario; a ciò si accompagna un pari entusiasmo nell’abbellire la nuova cattedrale e le chiese più importanti del territorio, ma anche nel conservare un patrimonio già esistente. Basti pensare all’opera dello Strozzi, con il quale, nel 1644, mentre si avviavano i primi restauri della cattedrale, si procedeva anche alla creazione dell’Accademia degli Affidati, così da far nascere nella città un centro vivo di cultura. Fu con il vescovo Pichi che, nel 1650, nacque il seminario diocesano, in grado di offrire ai chierici una scuola diurna e una formazione teologica e culturale di cui si avvertiva l’urgente necessità. Poi, nel 1685, fu merito del Cortigiani fare del seminario stesso una struttura a carattere residenziale.
Il secolo XVIII vide la Chiesa sanminiatese guidata da vescovi di notevole cultura, di grande zelo religioso e decisi ad elevare la formazione spirituale e teologica del clero. Basta pensare al vescovo Giovan Francesco Maria Poggi (1703-1718), che ampliò il seminario e volle, un clero, istruito nelle Sacre Scritture e nella storia della chiesa, ma anche a Brunone Fazzi (1779-1805),  professore di morale all’Università di Pisa, fondatore degli Ospedali Riuniti di San Miniato.
Il Poggi diede inizio ai restauri della cattedrale, ordinò la costruzione del santuario del SS. Crocifisso e fece decorare la facciata del seminario, mentre il vescovo Giuseppe Suares de la Concha (1734-1754) abbatté le torri del palazzo vescovile, che assunse l’aspetto attuale. Dopo l’episcopato di Fazzi, fu Torello Pierazzi (1834-1851) a dare nuovo impulso alla struttura diocesana, perché dotato non soltanto di vasta cultura, ma anche di una forte apertura al nuovo. Furono sue la creazione della biblioteca del seminario e la rifondazione dell’Accademia degli Euteleti. Pierazzi istituì la Cassa di Risparmio di San Minialo. Intanto si avvicinavano eventi di grande rilevanza storica, come il passaggio allo Stato Unitario, che avvenne nel periodo in cui era vescovo Francesco Maria dei marchesi Alli Maccarani (1854-1863); episcopato caratterizzato anche dagli ultimi restauri della cattedrale, che le conferirono il suo attuale aspetto. Nel clima di diffuso anticlericalismo di fine Ottocento, emerse la grande spiritualità del vescovo Pio Alberto Del Corona (1875-1906). Durante i conflitti mondiali, la diocesi sanminiatese fu vicina alle sofferenze della gente comune, partecipe delle sue quotidiane difficoltà. In occasione della Prima Guerra Mondiale, essendo vescovo Carlo Falcini (1908-1928), numerosi sacerdoti e chierici furono chiamati al fronte, mentre la distruzione operata dai bombardamenti durante la seconda, portò il vescovo Ugo Giubbi (1928-1946) e il clero in prima linea nel prestare servizio a coloro che la guerra aveva privato di tutto, dagli affetti ai mezzi più elementari di sopravvivenza. Pur in tempi così tristi, la diocesi manteneva una propria vitalità, perfino sul piano culturale. Con Falcini ebbe inizio la pubblicazione del bollettino diocesano (1911), mentre con Giubbi nacque l’Azione Cattolica e nel 1937 il settimanale La Domenica. Nel 1938, fu celebrato il primo Congresso eucaristico diocesano, preceduto, nel 1936, dall’ultimo Sinodo antecedente il Concilio Ecumenico Vaticano II. È a Felice Beccaro (1946-1969) che si lega il cammino di ricostruzione, non soltanto materiale, ma anche spirituale, dell’intero contesto diocesano. Sotto il suo episcopato la diocesi realizzò restauri, fu celebrato il secondo Congresso eucaristico diocesano e si creò, nel 1967, il Consiglio presbiterale, sulla linea del rinnovamento determinato dal Concilio Ecumenico Vaticano Il. Con i vescovi Paolo Ghizzoni (1969-1986) ed Edoardo Ricci (1987-2004) siamo in piena cronaca La diocesi di San Miniato guidata dal vescovo Fausto Tardelli con la sua storia dà un’immagine tangibile attraverso gli spazi sacri delle proprie chiese, i tesori che la fede e la pietà di vescovi e sacerdoti hanno prodotto e conservato; la fede viva di intere popolazioni che si riconoscono in questo tessuto antico di tradizioni religiose e nell’operato di tutti i propri pastori.