Le bellezze artistiche del museo diocesano d'arte sacra

Il museo diocesano d'arte sacra, ospitato nei locali che un tempo erano adibiti a sagrestie dell'attigua Cattedrale di Santa Maria e Genesio, custodisce la più ricca collezione di opere d'arte della città di San Miniato, un vero e proprio scrigno delle testimonianze religiose ed artistiche del territorio della Diocesi tra i secoli XIII e XVIII.
Il museo nasce nel 1966 con l'obiettivo di dare una degna collocazione alle opere d'arte provenienti dalle maggiori chiese cittadine e del contado che in seguito al secondo conflitto mondiale si trovavano in uno stato di degrado necessitando di un immediato restauro e di un luogo che ne garantisse la buona conservazione.
La collezione, che comprende circa cinquanta opere di pittura, scultura e arti minori, è distribuita nelle cinque sale del museo, organizzato su due piani, ed è esposta secondo un ordine cronologico: i maggiori nuclei di cui essa si costituisce facevano parte degli arredi tre e quattrocenteschi delle chiese del territorio, mentre un cospicuo numero di opere risalenti al XVII secolo giunsero nella collezione grazie al lascito testamentario del cardinale Sanminiatelli alla canonica di Montecastello, avvenuto nel 1910.

Dalla Cattedrale di Santa Maria e San Genesio proviene il gruppo di 31 bacini ceramici con motivi decorativi geometrici e zoomorfi, di manifattura nordafricana, ascrivibili all'ultimo quarto del secolo XII che un tempo decoravano la facciata. Uno dei più importanti nuclei della collezione è quello proveniente dalla Chiesa dei Santi Iacopo e Lucia: si tratta di dipinti su tavola che facevano parte dell' antico arredo della chiesa domenicana.
Tra questi ricordiamo la Santa Caterina d'Alessandria, frammento di un più ampio polittico eseguito da Jacopo di Cione nella seconda metà del XIV secolo e il magnifico San Girolamo nello studio, opera di Cenni di Francesco, datata 1411. Dal complesso monastico di San Francesco provengono i frammenti di affresco con la Maestà, probabilmente dipinta da Jacopo di Mino del Pellicciaio, detto anche Maestro degli Ordini, artista di cultura senese cui è riferita la bella croce dipinta conservata nel Conservatorio di Santa Chiara.
Dalla Chiesa di Santo Stefano proviene il busto in terracotta con tracce di policromia raffigurante il Redentore, collocato fino al secondo dopoguerra sopra il portale: l'intensa carica espressiva che caratterizza quest'opera sembra confermare l'ipotesi dell'attribuzione alla bottega del Verrocchio. Soffermandoci ancora nel XV secolo segnaliamo anche i due dipinti su tavola del fiorentino Neri di Bicci, una Madonna in trono e Santi, proveniente dalla Chiesa di San Giorgio a Canneto Valdelsa e una tavola raffigurante l'antica iconografia della Madonna che offre la cintola a San Tommaso fra i Santi Giovanni Battista e Bartolomeo, un tempo custodita nella Pieve di San Giovanni a Corazzano, entrambe ascrivibili alla metà del secolo.
Tra le opere eseguite entro la fine del XVI secolo segnaliamo il celebre stemma dell'Accademia degli Euteleti e due storie della Passione, un tempo custodite nella sagrestia del SS. Crocifisso: la Caduta di Cristo sotto la Croce e il Trasporto di Cristo al Sepolcro,di mano del medesimo autore che dimostra, nell' accentuato gusto teatrale, una formazione nordica.

Fra i dipinti seicenteschi, degni di nota sono il San Francesco morente consolato dall'Angelo, commovente nel suo accentuato realismo, - recentemente attribuito a Giovanni Bilivert, allievo del Cigoli a Roma -, l'intenso volto dell' Ecce homo, un piccolo dipinto di straordinaria intensità che recenti studi riconducono al pittore Domenico Passignano, e i due pendant con il Sacrificio di Isacco e Agar nel deserto, entrambi di Lorenzo Lippi.
Tra le opere settecentesche del lascito del cardinale Sanminiatelli si segnala infine il bozzetto raffigurante l'Educazione della Vergine, per la Chiesa della Fava a Venezia, eseguito da Giovan battista Tiepolo nel XVIII secolo.