Il borgo di Cigoli trasformato da 33 opere sui palazzi e alle finestre delle abitazioni

di Fabrizio Mandorlini
Nella documentazione che le Città del Tartufo, hanno presentato all'Unesco per chiedere il riconoscimento della Cultura del tartufo come patrimonio immateriale dell’umanità e la sua iscrizione nella lista dei beni tangibili, c'è una video-intervista che realizzai a San Miniato con il tartufaio Marco Manzani. Nel suo racconto egli si soffermò su quanto la luna abbia un'influenza determinante nella crescita del tartufo. Citando un’espressione molto usata tra i tartufai nei giorni della ricerca: "la luna deve fare la mossa" per fare in modo che il tartufo cresca ed emani il suo inconfondibile profumo.
Non è che uno dei tanti esempi dell’influenza lunare legato alla ciclicità e alla fertilità. Ma oggi non si guarda più verso l’alto e la luna è scomparsa dalla nostra mente: in tanti se ne sono dimenticati, ignorando le influenze che essa ha sulla vita quotidiana di ognuno di noi. A Cigoli, una delle capitali regionali del tartufo, conosciuta per la sua manifestazioni sul marzuolo, gli effetti della luna sulla vita quotidiana lo sanno da sempre. E’ terra di tartufo. Terra di tartufai.







La luna è la compagna di tante notti in bosco, e come il proprio cane, viene seguita nelle sue fasi e nei suoi movimenti.
La luna ha stretto un legame inscindibile con Cigoli da più di quattrocento anni. Il suo più illustre cittadino, il pittore Lodovico Cardi, detto appunto il Cigoli, fu il primo che rappresentò la luna. Una luna nuova che ha cambiato il corso della storia, quella vista attraverso il cannocchiale dell'amico Galileo Galilei con cui ebbe un lungo carteggio. Una luna “rugosa” rappresentata ai piedi dell'Assunta nella cupola della cappella Paolina della chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma per Papa Paolo V. Da allora la terra sarà in moto e non più ferma al centro dell’Universo.
Nato il 21 settembre 1559 nel “Castello” di Cigoli, da cui trasse l’appellativo, Lodovico Cardi si trasferì giovanissimo prima a Empoli e poi a Firenze dove svolse gli studi presso la bottega dell’Allori (erede del Bronzino) e poi all’Accademia. Stabilì la propria residenza a Firenze e fu allievo, tra gli altri, di Bernardo Buontalenti architetto della Corte Medicea. Salutato dai contemporanei come il Correggio Toscano fu tra i migliori interpreti del Manierismo lasciando opere di indiscusso valore. Nel primo decennio del Seicento alcuni importanti incarichi lo portarono a Roma, dove lavorò per la basilica di San Pietro (partecipando al concorso per la realizzazione della facciata), dipinse per committenti illustri, tra cui i Borghese e i Massimi - gli stessi del Caravaggio.
Morì a Roma l’8 giugno 1613, poche settimane dopo aver ottenuto uno dei riconoscimenti più ambiti della sua professione, il titolo di Cavaliere dell’Ordine di Malta. Sepolto nella chiesa di San Giovanni de’ Fiorentini a Roma, la salma fu poi traslata presso la chiesa fiorentina di San Gaetano.
Le sue opere sono nei principali musei e gallerie del mondo tra i quali gli Uffizi, la galleria Palatina, l’Ermitage, il Louvre così come in tante città toscane (San Miniato, Montopoli Val d’Arno, Pontedera, Pisa, Firenze, Massa, Lucca, Livorno, Empoli, Colle Val d’Elsa, Grosseto, Pistoia, Figline Valdarno, Cortona ed Arezzo) e del mondo (Forlì, Roma, Napoli, Stoccolma, Vienna, Budapest, San Pietroburgo, Parigi, Washington, Lipsia).









 


“La Circoncisione” conservata all’Ermitage di San Pietroburgo appare nel film “L’Arca Russa” di Aleksandr Sokurov, mentre “L’adorazione dei Magi” è visibile nel Barry Lyndon di Stanley Kubrick.
Con queste premesse ognuno dei trentuno artisti che ha aderito all’iniziativa ha sviluppato con un’opera un aspetto de "La luna, il tartufo e il Cigoli", dando vita a una esposizione collettiva unica e sui generis. Ne è nato un percorso molto particolare nel suo genere che racconta per la prima volta tutta la filiera del tartufo. A partire dalla terra madre, al bosco tartufigeno magico, dall'influenza della luna, al degrado urbano, dalla difesa delle piante, ai cani campioni, dal tartufaio, al ritrovamento del prezioso fungo ipogeo. Il merito è di coloro che hanno realizzato i dipinti: Alma Francesca, Chiara Campigli, Lina Vinazzani, Raffaele Ranaulo, Sandro Caioli, Antonella Fiore, Wilma Checchi, Paola Pini, Gerardina Zaccagnino, Daniela Del Sarto, Sabina Buti, Renata Novelli, Emanuele Marino, Simona Soldaini, Lucia Marconcini, Marco Romano, Valentina Volpi, Elisabetta Donati, Elena Pizzalis, Simona Antonelli, Agnese Trinchetti, Luigi Lo Scalzo, Camilla Maestri, Lorenzo Terreni, Roberto Melecchi, Elisa Muzzillo, Benedetta Pantani, Lori Bagnoli, Rossella Menichetti, Rosi De Biasio e Gianni Ceccatelli. E ad aumentare l'unicità della proposta, assume una propria suggestione la collocazione delle opere a cielo aperto, sui palazzi e sulle finestre del paese, con le famiglie che hanno messo a disposizione le loro abitazioni per accogliere i lavori e renderli visibili a ogni ora della giornata. Alla luce del sole e alla luce della luna. E non poteva essere altrimenti.


Ecco "La Resurrezione di Lazzaro" dell'artista Natale Addamiano. Il "cencio" per il palio di San Lazzaro 2016 sarà presentato alla presenza del vescovo Andrea Migliavacca

di Fabrizio Mandorlini
Con il "cencio" 2016 realizzato dall'artista Natale Addamiano, la ricca collezione a tema unico "La resurrezione di Lazzaro" si arricchisce di una nuova tessera, in un mosaico unico di arte e di fede di cui la piccola chiesa di Pino di Ponte a Elsa, a San Miniato è custode. Una tradizione che vede ogni anno arrivare un'opera realizzata da un noto artista che interpreta ai nostri giorni la pagina evangelica della resurrezione.
Per Natale Addamiano si tratta di una nuova tappa nel suo percorso artistico a San Miniato e in particolare a Ponte a Elsa. L'artista che ha dipinto il cencio, è un amico di lunga data del palio di San Lazzaro. Addamiano ha già dipinto il cencio nel 1999 e realizzato la via crucis artistica che si trova nella nostra chiesa parrocchiale di Pino. Si devono a lui e ai suoi allievi gli affreschi realizzati nell'oratorio di San Lazzaro. Ma soprattutto si deve anche alla sua premura e sensibilità verso il percorso artistico, unico in assoluto che si è creato a Ponte a Elsa, se tanti altri artisti noti hanno dato continuità a patrimonio di arte e di fede che è di tutti.


Leggi le note critiche sull'opera, la biografia dell'artista e il programma della presentazione

Il Cristo in ferro battuto conquista San Miniato. Papa Francesco ha visto l'opera sul telefonino



Ha conquistato San Miniato l'opera di Attilio Cartone realizzata interamente con il ferro e lavorato con la mola e il martello. La chiesa di San Rocco a San Miniato era gremita da tante persone per accogliere Jeshua il Cristo misericordioso che accoglie i pellegrini.
"Un anno di tempo per realizzarla sottratto alle notti e hai dopocena - ha spiegato lo scultore - Quando la Bosch ha saputo che era stata realizzata quest'opera mi ha contattato chiedendomi se mi poteva inviare un kit di mole da collaudare".
A ispirare l'opera una forza interiore dell'artista e i tanti migranti di questo tempo che si affidano alla preghiera nei loro viaggi così come Jeshua si affida al Padre. Mentre le braccia aperte sono pronte ad accogliere in un atto estremo di affidamento totale. E le lamiere di 4 mm scolpite a freddo diventano improvvisamente calde e vive. "Il ferro è una materia viva e quando prende forma vuol dire che mi risponde" - continua lo scultore.
Anche Papa Francesco ha visto l'opera. Lo ha fatto attraverso un telefonino che contenevano scatti con i particolari di Jeshua e delle fasi della lavorazione mostratigli durante un recente viaggio apostolico da una hostess conoscente di Cartone.
Per Fabrizio Mandorlini - che ha promosso l'iniziativa e coordinato la cerimonia d'inaugurazione - si tratta di un bell'esempio di arte e di cultura che nasce dal basso e che ben si colloca lungo il percorso della via Francigena in un luogo destinato all'accoglienza dei pellegrini.
L'opera, che pesa 83 kg, rimarrà in esposizione a San Miniato fino al 3 aprile in attesa di partire verso altre mete.
Erano presenti, tra gli altri, il sindaco Vittorio Gabbanini, il parroco don Francesco Zucchelli, il padre provinciale francescano e tante persone della città.

Jeshua, il Cristo misericordioso che accoglie i pellegrini in ferro battuto di Attilio Cartone in esposizione in San Rocco a San Miniato

di Fabrizio Mandorlini

Ti lascia senza fiato per la sua espressività e per i lineamenti quasi delicati. La materia viene plasmata e diventa il corpo di Jeshua, il Cristo accogliente e misericordioso che, inginocchiato e con le braccia spalancate, si pone in un gesto supremo di amore.
Un’opera unica, come unico è il suo autore. Attilio Cartone è uno scultore che utilizza il martello e la mola come fossero pennelli, per imprimere nel ferro, modellato a freddo, le sue emozioni e la sua interiorità.
Un’opera che sembra fatta appositamente per far pensare, la sua, esposta per la prima volta in Toscana dopo aver ricevuto apprezzamenti in tante città italiane, che trova alloggio temporaneo nel tempo di quaresima nell’oratorio di San Rocco in piazza Buonaparte a San Miniato.
Un oratorio questo molto caro ai sanminiatesi. Da alcuni anni è diventato uno dei luoghi di accoglienza per i pellegrini nel loro viaggio lungo la via Francigena e, nel tempo di Natale, ha già ospitato con successo le particolarissime opere in forma presepiale realizzate con materiali di riciclo da Roberto Cipollone, in arte Ciro.
Nell’anno che Papa Francesco ha voluto dedicare alla Misericordia, il Jeshua di Attilio Cartone sembra cogliere che nell’abbraccio del Cristo misericordioso e in quelle sue braccia protese verso il mondo, c’è posto per tutti noi e per tutti coloro che vivono la difficoltà del nostro tempo.
Come dire: dopo un lungo cammino, la speranza c’è, anche se non sempre la percepiamo. E in questo tempo ce n’è veramente bisogno. Oggi più che mai.